Dal 15 al 18 giugno 2017 a Bologna si è svolta la seconda edizione della Biennale della Prossimità, di cui la Rete delle Case del Quartiere è stata una dei partner promotori.
La Rete delle Case ha partecipato proponendo il laboratorio “Generare prossimità nei territori”, nella mattina di sabato 17 giugno. L’obiettivo, apertamente dichiarato, è stato quello di provare ad offrire un momento di confronto aperto su un tema centrale per chi, quotidianamente, cerca di proporre attività e iniziative sul territorio.
Il workshop ha tentato di sviluppare il concetto di “prossimità”, intesa come consapevolezza condivisa tra più persone, territorialmente vicine, e come un bisogno qualificato. Ovvero un bisogno che non è mero desiderio di consumo bensì una tensione più complessa, che si affianca e intreccia a bisogni primari come mangiare, vestirsi, avere una casa. Prossimità in questo senso significa avere la possibilità di coltivare giorno per giorno relazioni di qualità diverse: sociali, affettive, lavorative, collaborative, di mutualità o di vicinato. Si è voluto dunque intendere la prossimità come la disposizione a sentire come propri i problemi di chi è accanto, riflettendo sulle possibili risposte e azioni, su come queste possano essere diffuse, fino a trasformarsi in impegno attivo e quotidiano. Questo a partire da coloro che esprimono il bisogno, in modo che essi stessi possano diventare, almeno in parte, produttori di tali risposte e azioni.
Teatro e dibattito, ovvero praticare la prossimità
Il laboratorio si è suddiviso in due momenti forti. Dopo l’introduzione di Marialessandra Sabarino, presidente della Rete delle Case, menti e corpi dei partecipanti si sono stati messi in azione attraverso il coinvolgimento teatrale della compagnia Quinta Tinta. Il terzo piano di Sala Borse, sede dell’Urban Center, per un momento ha visto persone muoversi, toccarsi, incrociarsi, urlarsi, unirsi per comporre insolite coreografie di poligoni e animali. Corpi che non si conoscevano tra loro si sono approssimati in modi imprevisti, divertenti ed emozionanti. Questa prima parte si è conclusa con un’improvvisazione costruita a partire dalle paure e dai desideri dei partecipanti, scritti su post-it e appiccicati ai corpi degli attori.
Ha seguito momento più riflessivo e di confronto in cui il tema della prossimità è stato dibattuto attraverso tavoli paralleli su tre ambiti specifici, partendo da esperienze “esemplari”. Uno sugli spazi, con le Case del Quartiere di Torino; uno sulle reti informali di cittadini, con l’associazione Insieme per il Bene Comune del quartiere San Donato di Roma; uno sull’amministrazione condivisa, con l’Urban Center del Comune di Bologna (prima città in Italia ad approvare il regolamento per i Beni Comuni).
Il tutto si è concluso con la restituzione plenaria dei principali punti di discussione emersi. Hanno partecipato circa sessanta persone fra operatori sociali, amministratori e soggetti che a vario titolo contribuiscono a generare reti, progettualità e opportunità nei territori.
Sperimentare la prossimità attraverso l’improvvisazione teatrale
I dispositivi teatrali di Quinta Tinta hanno messo in gioco la corporeità dei partecipanti, facendo emergere la percezione e la consapevolezza che il proprio bisogno/desiderio/interesse individuale può essere anche di altri. In una esperienza vissuta in comune, con gli altri – come può essere un’improvvisazione teatrale – bisogni, desideri e interessi diventano immediatamente collettivi.
Si è riflettuto così sulla vicinanza, sulla prossimità fisica, sulla possibilità di costruire relazioni significative che favoriscano la possibilità di scoprire punti di incontro o confronto intorno a istanze comuni. Intendere in questo modo la prossimità vuol dire pensare a possibili processi che consentano di mettersi insieme per condividere, conoscersi, mediare, darsi obiettivi, stabilendo empatia e connessioni. Il momento teatrale ha facilitato un continuo passaggio tra singolare e collettivo, permettendo alle persone di sentirsi parte di un gruppo, di aggregarsi, organizzarsi, mettendo in questione i propri bisogni, desideri e interessi.
Spazi, reti informali, amministrazione condivisa. Alcuni elementi per generare prossimità.
All’improvvisazione teatrale è seguita la suddivisione per gruppi di lavoro. Ogni gruppo, coordinato da un operatore della Rete delle Case del Quartiere, ha lavorato su alcuni elementi fondamentali che favoriscono la nascita e lo sviluppo di progetti di prossimità, evidenziandone le criticità e le potenzialità in riferimento ai temi proposti e alle realtà ospitate.
Il tavolo sugli spazi si è aperto con la presentazione di Renato Bergamin, direttore di Cascina Roccafranca, ed è stato coordinato da Maurizio Vico, operatore della Casa nel Parco. Entrambe sono strutture parte della Rete delle Case del Quartiere di Torino. Si tratta di luoghi che si intendono (e operano) come punti di riferimento territoriale, spazi di possibilità per associazioni e gruppi di cittadini che vogliono partecipare attivamente alla ricerca di soluzioni per affrontare bisogni e desideri collettivi. È stata sottolineata l’importanza di avere una struttura di qualità, accogliente, gestita da soggetti con competenze variegate, in cui si combinano conoscenza dei territori, capacità tecniche e sociali nell’accompagnamento di progettualità provenienti dal basso.
Michele D’Alena dell’Urban Center di Bologna ha invece introdotto il tema dell’amministrazione condivisa, in un tavolo coordinato da Marta Belotti, operatrice della Casa del Quartiere Vallette. Si è riflettuto sui modi e sulle politiche attraverso cui la pubblica amministrazione può supportare la cittadinanza attiva, combinando energie civiche e risorse pubbliche. Ciò implica sfidare la diffusa sfiducia nell’amministrazione, rompere la sua rigidità per riconfigurarla come un generatore di movimenti e reti nei territori. In questo senso, a Bologna strumenti come il Regolamento sui beni comuni e i Laboratori di quartiere hanno segnato un cambiamento di paradigma, in cui il cittadino non è più “cliente” o destinatario, bensì un partecipante attivo delle politiche locali.
Il terzo tavolo di discussione è stato coordinato da Stefano Romano, operatore della Casa del Quartiere +Spazio4, concentrandosi invece sulle associazioni e sulle diverse forme di aggregazione informale nei territori. Gianluca Cantisanti ha presentato l’esperienza dell’associazione genitori Insieme per il Bene Comune, formatasi in seno a una scuola elementare del quartiere Esquilino a Roma. In questo caso, negli anni i genitori hanno recuperato gli spazi inutilizzati della scuola e si sono messi in rete con diverse associazioni del territorio, offrendo nuove attività per i bambini del quartiere e coinvolgendo tante famiglie di origine straniera. Genitori e cittadini hanno avuto in questo caso un ruolo di mediatori naturali, agenti che contaminano diversi spazi e iniziative. L’esigenza del singolo e la mancanze dei tanti sono state affrontate in modo partecipato, portando un’istituzione come la scuola a diventare un bene comune.
Abbiamo trascritto tutti e tre i dibattiti: CLICCANDO QUI è possibile scaricare il report del laboratorio con i verbali dei diversi interventi e alcune foto sia dei tavoli che del momento performativo.
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