Il 28 novembre si è svolto a Cascina Roccafranca, il secondo dei due seminari del progetto “Abitare una casa per abitare un Quartiere” promosso dalla Rete delle Case del Quartiere di Torino e Animazione sociale. Il tema della giornata, “Cittadini capaci di azioni collettive per produrre beni comuni”, ha visto il confronto fra le Case del Quartiere e altre realtà sparse sul territorio italiano, fra cui: l’Asilo di Napoli, l’Ex-Fadda di San Vito dei Normanni e il laboratorio di quartiere Gimabellino-Lorenteggio di Milano. Osservatori della giornata: Vincenza Pellegrino, docente di Politiche Sociali presso l’Università di Parma e Michele Marmo, educatore e formatore, presidente di Associanimazione.
Beni comuni, partecipazione, cittadini attivi che creano comunità sono state alcune delle parole chiave della giornata: una comunità che si manifesta in gruppi auto-organizzati che trovano nelle case un forte sostegno. Ad esempio, la ludoteca dei Girini a +Spazio4 è un modo creativo per viversi il quartiere e la maternità. Oppure il GAS Roccafranca, che ha cominciato la sua avventura di consumo critico con una decina di famiglie e oggi ne accoglie circa centocinquanta. O ancora, il corso di danza del ventre di Ivana, giovane ragazza rom che ha messo a disposizione le sue competenze alla Casa nel Parco rispondendo così a un’esigenza di comunità colta da diverse donne nel quartiere.
L’impegno delle Case del Quartiere è anche quello di chi sa andare fuori dalle quattro mura della propria struttura per impegnarsi in azioni di cura dello spazio pubblico. E’ il caso del progetto “Le case fuori casa” promosso nel 2013 dalla Rete delle Case del Quartiere. L’esempio citato: i commercianti di Corso Vercelli in Barriera di Milano hanno accolto la proposta dei Bagni Pubblici di Via Agliè di prendersi cura del Corso trasformandolo e vivendolo in modo sociale e creativo.
Cittadini attivi sono anche gli artefici dell’esperienza dell’ex-Fadda raccontata da Roberto Covolo. Si tratta di un ex stabilimento enologico a San Vito dei Normanni (Brindisi) riqualificato assieme agli abitanti e diventato uno spazio per la comunità. L’esperienza si inserisce fra i progetti dei “Bollenti Spiriti” promossi dalla Regione Puglia nel 2005. In questo progetto lo spazio vuoto, con le sue potenzialità, diventa un incubatore leggero, un motore d’ingresso per la vita attiva nella comunità.
Un altro esempio di partecipazione è stato presentato da Margherita D’Andrea e Giuseppe Micciarelli nel raccontare l’esperienza dell’Asilo di Napoli. L’ex convento del ‘500 nel cuore della città è stato ristrutturato con fondi della Comunità Europea ed è diventato sede di un progetto che ha come obiettivo quello di promuovere attività culturali, artistiche e di cittadinanza attiva. Un modello di abitare che prevede l’auto-gestione e la condivisione dei progetti nello spazio.
Diverso è il caso dell’esperimento del laboratorio di quartiere Giambellino-Lorenteggio, area operaia milanese caratterizzata dalla multiculturalità e da una serie comprovata di problematiche sociali. L’esperienza, spiega Dario Anzani, nasce nel 2013 e propone un modello di cittadinanza che partecipa attraverso delle assemblee decisionali alla vita del quartiere proponendo momenti di socialità sul territorio.
Il viaggio fra i cittadini attivi ha lasciato spazio ad un pomeriggio di riflessione, in cui Vincenza Pellegrino, docente di politiche sociali presso l’Università di Parma e Michele Marmo, educatore e formatore, presidente di Associanimazione hanno elaborato gli stimoli della mattinata nell’articolazione di alcune domande: quale il ruolo politico di queste esperienze? In che modo riflettere sul rapporto fra pubblico e privato? Quale il nuovo ruolo dell’operatore? Sin dove è necessario “accompagnare” e quando diventa lecito “proporre”? Domande che forse non hanno trovato una risposta in questa sede, ma che di sicuro hanno suscitato non poche riflessioni nei partecipanti al seminario.
La giornata si è conclusa con l’invito al Convegno Nazionale che si terrà ad aprile 2016, momento in cui si rifletterà sul tema degli spazi che diventano luoghi significativi per le comunità e su come quest’ “abitanza” possa produrre beni comuni.