Da spazi dimenticati a laboratori culturali urbani
A metà degli anni novanta Torino è in crisi: vuoti urbani dividono i quartieri provocando conflitti sociali tra vecchi e nuovi abitanti. La città deve essere ripensata e il Comune decide di intervenire, mettendo in campo risorse gestionali, amministrative, economico-finanziarie europee e nazionali. Viene dato vita ad un insieme di interventi tra cui, a partire dal 1997, il Progetto Speciale Periferie che interviene sull’ambiente urbano fisico e sulle dinamiche sociali, sperimentando un approccio integrato multidisciplinare.
Da questa stagione di politiche pubbliche nascono, tra il 2007 e il 2013, alcuni spazi di uso pubblico che si propongono di superare le politiche settoriali, lavorando insieme ai cittadini per mettere in comunicazione centri e periferie.
A partire dal 2012, questi spazi prenderanno il nome di Case del Quartiere: laboratori culturali in cui si avviano esperienze di coinvolgimento e auto-organizzazione.
Spazi di comunità generatori di prossimità
Le Case del Quartiere sono spazi ad uso pubblico:
- aperti, accessibili, di buona qualità;
- luoghi rivolti ad una pluralità di target ed a un pubblico composito per età, provenienza e condizioni sociali;
- centri che assolvono funzioni miste: stimolano l’aggregazione e l’incontro, realizzano servizi ed attività educative e culturali, ospitano e promuovono servizi di pubblica utilità, favorendo la fruizione di iniziative culturali;
- centri che ospitano, progettano, realizzano un’offerta di attività molto articolata e trasversale, frutto della cooperazione di una pluralità di soggetti associativi, di gruppi informali, di singoli cittadini.
Agiscono per facilitare, stimolare e attivare esperienze di cittadinanza attiva, sono:
- soggetti attivi che rilevano bisogni sociali e definiscono finalità e obiettivi entro cui le iniziative di un ampio numero di enti, gruppi e cittadini trovano ospitalità;
- facilitatori che permettono a persone, idee e progetti di incontrarsi, stimolando nuove progettualità;
- servizi per associazioni e gruppi informali, che nelle Case non trovano solo un luogo fisico da “affittare”, ma anche un supporto concreto per realizzare le attività;
- progetti che favoriscono la generazione continuativa di iniziative, collaborazioni, reti, servizi, progetti, eventi, con un rapporto molto positivo tra risorse impiegate e capacità ideativa e realizzativi.
Sono strutture capaci di adattarsi flessibilmente a nuove esigenze:
- strutture che mantengono un carattere inclusivo rispetto a nuove domande, proposte e collaborazioni;
- centri che si sforzano di mantenere un rapporto di scambio con il contesto urbano che le circonda, interpretandone bisogni e risorse;
- luoghi capaci di integrare risorse diverse: imprese sociali, associazioni di volontariato, gruppi informali, semplici cittadini; competenze professionali e volontarie.
Sono progetti che sperimentano nuovi modelli gestionali:
- progetti fortemente orientati all’autofinanziamento, attraverso la gestione di attività economiche, la valorizzazione degli spazi, la ricerca di sponsor e di sostegno da parte dei cittadini;
- centri che non si identificano con una o poche realtà associative poichè rappresentano la “casa” di tutti e non di qualcuno più che di altri;
- strutture miste capaci di assolvere funzioni trasversali e connettersi con ambiti diversi delle politiche pubbliche: politiche culturali, sociali, educative, di sicurezza, etc.